AGLI ITALIANI PIACE IL SAKE GIAPPONESE.

Da Nord a Sud.

Approfondimento

A cura di G. Baldini

Agli italiani piace il sake giapponese. E questo è un fatto. Complice la qualità dei sake in degustazione nelle carte dei migliori ristoranti, gli eventi promozionali oltre che i riconoscimenti ottenuti a livello globale, i dati dell’ultimo decennio mostrano un forte interesse anche dei consumatori italiani verso il fermentato giapponese. Sopratutto se si guarda al nord dello stivale. Per ora e per la maggior parte al Nord. 

Il sake giapponese: dall'Europa a Milano.

Se si considerano i consumi di sake nel vecchio continente si può disegnare un movimento di diffusione che parte dal cuore dell’Europa nell’asse Parigi-Amsterdam-Berlino e valica gli Appennini incontrando in Milano il suo primo – e principale – avamposto. Del resto, la città meneghina, crocevia dell’economia internazionale, negli ultimi decenni si è distinta per la sua peculiare apertura. Milano è la prima città europea in Italia. E questo sotto molti punti di vista. Non ultimo il fatto di anticipare le tendenze che poi si svilupperanno nel resto della penisola. E per il sake Milano non fa eccezione. Da alcuni anni esistono nel capoluogo lombardo alcuni locali specializzati nell’abbinamento con il fermentato di riso e nell’offrire una ampia varietà di sake nei menù ( Il Finger’s valga per tutti). 

Il sake in Italia dilaga con un ritmo costante.

Eppure il sake dilaga anche nel resto dello stivale con un ritmo lento, costante e fluido. Certo il trend del sake a livello regionale a volte ha segnato un cambio di rotta stante che le novità o diventano di moda o si attardano in nicchie di mercato ad uso esclusivo di pochi. Malgrado ciò, il sake giapponese nel resto d’Italia sta assistendo ad un incremento dei propri estimatori. C’è chi è stato in Giappone per seconda o terza volta; chi si è trovato a cenare in uno ristorante stellato di Londra o Parigi e ne è rimasto piacevolmente sorpreso oppure chi semplicemente ha potuto provare il sake negli autentici ristoranti giapponesi: insomma il sake attrae e convince e gli amanti del fermentato di riso sono in aumento.

Il sake è inevitabile.

Insomma il sake ha fatto breccia. Sarà inevitabile vederlo sempre più spesso sulle nostre tavole. Così come sarà inevitabile il cominciare a conoscerlo nei diversi stili, indicazioni geografiche e zone di produzione. E questo non già solo per ampliare la propria cultura personale, quanto anche quella professionale. Come non ricordare l’episodio accaduto in un noto ristorante. Ad un tavolo un cliente che aveva scelto una tartare si affrettò a chiedere un favore al Maître: poterla abbinare non già con un vino, ma con un Junmai Daiginjo raccomandandosi di rispettare la temperatura di servizio…Conoscere il sake oggi non solo è importante, ma è inevitabile anche a livello professionale.. ad un certo livello, s’intende.

GIOVANNI BALDINI sake

Bio.

Giovanni Baldini dal 2014 collabora con le cantine giapponesi nell’attività di promozione per una corretta conoscenza del sake. Laureato in Giurisprudenza, fotografo e manager per professione, è diventato imprenditore per passione. Scopre e importa sake artigianali da piccole cantine nelle campagne o in sobborghi del Giappone dove viaggia dal 2004. Spinto da questa forte motivazione per il sake e per il suo mondo, ha fondato la prima Scuola Italiana Sake, dove svolgerà la sua attività di formazione a Firenze quando non sarà in Giappone a lavorare come operaio in cantina a produrre sake. Questo blog raccoglie informazioni, notizie sempre aggiornate e le esperienze che animano il mondo del sake.

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