Dove trovare informazioni sul sake giapponese in internet.
Approfondimento
A cura di G. Baldini
Quello che segue è un articolo che ho pubblicato sul firenzesakeblog il 10 aprile del 2015. E’ passato un po’ di tempo, eppure l’articolo mantiene una sua utilità e non è stato minimamente intaccato nell’essere uno strumento valido per chi si vuole orientare nel mondo del sake. Anzi, sembra quasi che la situazione sia andata a confermare la professionalità delle persone citate così come gli anni hanno confermato quelle che allora erano solo delle proiezioni/deduzioni ricavate dai pochi dati statistici sul sake che circolavano in rete e da molta -molta!- motivazione personale. L’articolo che segue rappresenta una briciola nelle infinite declinazioni che le informazioni assumono oggi su internet e di certo non tiene in considerazione di tutte le fonti che via via si sono sviluppate intorno al sake giapponese. Eppure può ancora rappresentare, allora come oggi, un buon punto di partenza. Buona lettura.

Quando tre anni fa decisi di voler approfondire la mia conoscenza sul sake giapponese, propriamente detto nihonshu, mi rivolsi al mezzo che ancor oggi risulta essere il primo canale di informazione: internet.
Cominciai, quindi, da autodidatta, a reperire ogni informazione utile e ad organizzare le fonti suddividendole in: siti istituzionali, siti di professionisti, appassionati cultori del nihonshu e profondi conoscitori della sua tradizione; siti di commercio elettronico che contengono alcune pagine di divulgazione; ed infine, siti dei produttori giapponesi, impegnati a farsi conoscere all’estero promuovendo la loro storia e quella del sake. D’altro canto, il grande interesse che stava – allora come oggi – sollevando il sake giapponese nel mondo e la conseguente ampia diffusione degli ultimi decenni, ha fatto sì che le fonti inizialmente in sola lingua giapponese, si moltiplicassero in lingue diverse, quali l’inglese e francese, facilitando il compito di chi, come il sottoscritto, era alle prese con un proprio percorso di apprendimento.
Tanto per avere un’idea di quello di cui sto parlando, basti pensare che dai dati a nostra disposizione ad oggi si può notare che nei soli Stati Uniti d’America il nihonshu ha goduto di un aumento dei consumi esponenziale passando dai due milioni e mezzo di litri nel 2004 a circa il doppio in soli quattro anni. Allo stesso modo si è assistito ad una rapida diffusione nel sud est asiatico (Taiwan, Korea, Honk Kong e Cina) ed un certo, graduale, interessamento da parte di alcuni paesi europei (prima fra tutti l’Inghilterra, con Londra, e l’Olanda, la Francia e la Germania a seguire). Ed è proprio sulla scia di questi sviluppi che alcuni siti istituzionali giapponesi si sono opportunamente dotati di versioni in lingua inglese.
Le fonti istituzionali.
Tra le fonti istituzionali – e per gli appassionati di cifre e statistiche – bisogna senz’altro chiamare fin da subito in causa il National Tax Agency (www.nta.go.jp) che si occupa di redigere annualmente i rapporti relativi al consumo del nihonshu in Giappone e le esportazioni verso paesi terzi. Dal maggio del 1904, poi, in supporto al Ministero delle finanze prima, ed oggi alla National Tax Agency, troviamo il National Research Institute of Brewing (www.nrib.go.jp/English/). Questa autorità svolge molteplici attività: una importante attività di ricerca per condividere sviluppi e novità con i produttori di bevande alcoliche; attività di monitoraggio sulla produzione di bevande alcoliche al fine di poter supportare l’agenzia nella raccolta delle informazioni per una corretta tassazione; ed infine, sviluppa una altrettanto precisa e puntuale attività di analisi e di controllo sulla qualità delle bevande alcoliche presenti sul mercato nipponico.

Sul versante delle associazioni riconosciute, la prima da prendere in considerazione è certamente l’Associazione Nazionale dei produttori di sake giapponese e shochu (www.japansake.or.jp/sake/english/). Quest’ultima, tra l’altro, ha da settembre del 2014 ampliato una sezione molto interessante in cui è possibile consultare un vero e proprio manuale in diverse lingue (tra cui anche l’italiano!). Segno evidente e tangibile conferma del momento positivo che oggi sta vivendo il sake giapponese nel mondo. Grazie al contributo del Consiglio dell’Associazione Nazionale di giovani produttori di sake si è, poi, costituito nel 2004 un comitato, con l’emblematico nome di Sake Samurai (http://www.sakesamurai.jp/ e http://www.sakesamurai.co.uk/), che si prefigge di salvaguardare e promuovere l’autentica tradizione e la vera cultura del nihonshu e del cibo giapponese nel mondo. Dal 2009, poi, si trova il sito del Sake Service Institute International (http://ssi-w.com/ssiintl_english/) che si propone, tra le attività principali, di analizzare i mercati esteri per promuovere la cultura del nihonshu e dello shochu giapponese nel mondo e di organizzare i corsi ufficiali per diventare kikisakeshi, ovvero sake sommelier.

I Professionisti del Sake.
Lasciando le organizzazioni pubbliche e rivolgendo l’attenzione ai singoli privati che hanno abbracciato la missione di diffondere la conoscenza del sake giapponese e che negli anni si sono distinti per dedizione, passione e precisione, primo fra tutti, bisogna senz’altro citare John Gauntner. I suoi libri, così come il sito ufficiale, sono fonti inesauribili di informazioni e tracciano una storia appassionata e vitale che dura da almeno un ventennio. Troviamo John Gauntner nel sito ufficiale (http://sake-world.com/) e nel sito a cui collabora come fondatore e vice presidente (http://www.esake.com/).
Sempre nell’ambito di formazione-informazione non possiamo esimerci dal citare il sake samurai francese Sylvian Huet, autore del blog La Passion du Sake e fondatore dell’Academie du Sake. E, dall’altra parte della manica, dal 2014 troviamo il Museum of Sake della giovane sake sommelier e docente per il WSET, Natsuki Kikuya: sempre impegnata a promuovere in odo professionale il nihonshu in Inghilterra, in Europa e nel mondo.
In questa rapida carrellata dobbiamo includere almeno altre due inquadrature. La prima inquadratura, più stretta, la dedichiamo al Canada che vede in Michael Tremblay (Sake scholar) un attento educatore sul sake sviluppando il suo lavoro tra Toronto e Calgari. Con la seconda inquadratura allarghiamo il campo e, tornando oltre oceano, non possiamo dimenticare anche i siti di due giovani bloggers dall’Australia, Slava Beliakova con il suo Sake Guide e Julian Houseman con prima Sake Australia ed ora Sake Advocate. Tutt’altro approccio, eppure molto stimolante nell’ottica di una prima formazione sul campo, è quello dato da Will Auld nel sito Home Brew Sake su cosa sia il sake giapponese in termini di ingredienti, le sue proprietà organolettiche e su come fare a produrlo. Il sito nasce con l’unico scopo, dichiarato dall’autore, di voler spiegare come ognuno possa arrivare a produrre il nihonshu in modo artigianale, casalingo, proprio come accade per la birra.

Non solo ecommerce...
Nei siti che offrono la possibilità di acquistare online il nihonshu e che si sono adoperati per educare ad un uso e consumo consapevole, sono da tenere bene in mente sicuramente i due sake samurai americani, Beau Timken con lo storico True Sake America’s Premier Sake Store e Timothy Sullivan con il relativamente più recente UrbanSake. A questi si aggiunge un altro vero estimatore ovvero Marc Smookler che con il suo team ha organizzato il Sake Social, sito molto ricco di informazioni anche nel blog collegato. Per concludere, citiamo proprio i produttori di nihonshu che non sono stati certo a guardare e si sono prodigati per corredare i propri siti di informazioni utili ad un primo orientamento per chi volesse avvicinarsi o informarsi su cosa sia e da dove provenga questa bevanda tradizionale giapponese. E allora, bisogna senz’altro ricordare Houraisen, Ozeki piuttosto che Gekkeikan, ed anche Kikusui, Masumi, Kiku-Masamune, Hakushika solo per fare qualche esempio. Quanto detto finora, non ha certo la pretesa di esaurire tutte le fonti sul sake giapponese che si trovano sul web. Qui si ha solo l’intenzione di tracciare una mappa ideale per chi volesse cominciare ad intraprendere un percorso di apprendimento nel vasto e millenario mondo del sake giapponese. Con l’augurio che da questo articolo possiate avere le coordinate per seguire gli sviluppi e le dinamiche attuali di questa bevanda così vitale!


Bio.
Ciao!
Sono Giovanni Baldini dal 2014 supporto le cantine giapponesi nell’attività di promozione della diffusione di una corretta conoscenza del sake attraverso questo blog che raccoglie anche le mie esperienze nel mondo del sake ed il sito di e-commerce, uno dei principali sake shop online in Italia dove trovare una selezione in esclusiva di sake con un’anima tradizionale. Mi sono laureato in Giurisprudenza, fotografo e manager per professione, sono diventato imprenditore per passione importando sake artigianali da piccole cantine sperdute nelle campagne o in sobborghi lontani del Giappone dove viaggio dal 2004. Spinto dalla passione ho fondato la prima Scuola Italiana Sake, dove svolgerò la mia attività di formazione a Firenze quando non sarò in Giappone a lavorare come operaio in cantina a produrre sake.