STORIA DI UN SAKE SOMMELIER
Racconto
A cura di A. Errico
Il bambino che sognava il Giappone tra anime e Nihonshu.
Immaginate di essere stati a contatto per la maggior parte della vostra vita con qualcosa che fin dall’infanzia siete stati abituati a vedere, di cui non comprendete pienamente il senso, tuttavia per voi rappresenta la normalità. Ora provate a pensare se questo qualcosa a cui non avete mai dato abbastanza spazio e sulla quale non vi siete mai posti troppe domande, diventasse un giorno, il vostro lavoro nonché la vostra passione.
Chi da bambino non ha mai letto un manga o guardato un anime Giapponese? Immagino che la maggior parte di voi, sorriderà e penserà: ‘’ovvio che ho guardato i cartoni giapponesi, ma cosa centra con il Sake?’’.
Il mio percorso verso la bevanda nipponica nasce proprio in quei felici giorni in cui tornando da scuola mi sdraiavo sul pavimento di fronte alla televisione, con le mani sotto al mento e leggendo i manga bramavo il Giappone, così affascinante e al contempo cosi lontano con i suoi ciliegi in fiore e il meraviglioso monte Fuji sullo sfondo, i coraggiosi samurai e le delicate geisha pronte a intrattenere i valorosi guerrieri con canti, aggraziati balli e sake.
“Sake? Chissà cosa sarà mai, magari una bevanda simile al the…” pensavo ingenuamente. Agli occhi di un bambino questa magica bevanda trasparente, bevuta in piccoli bicchieri sembrava tutto tranne che una bevanda alcolica. E, nonostante non avessi compreso fino in fondo la natura del sake, il processo che mi avrebbe portato ad amarlo era cominciato: per la prima volta il nihonshu era entrato nella mia vita.

La nascita dell’amore per il Sake.
Gli anni sono passati e quel bambino è diventato grande, ma ha conservato l’amore per il Giappone, per gli anime e soprattutto per il Sake con il quale ha instaurato un rapporto ‘’intimo’’ e personale.
La prima volta che ho assaggiato il Sake è stato in Giappone nel 2018, mi trovavo finalmente per la prima volta nel paese del Sol Levante per motivi di lavoro. Ricordo che partì da Tokyo con destinazione Kyoto per incontrarmi con dei carissimi amici nonché soci, vista l’ora venni invitato a mangiare un boccone nei pressi del loro locale. Mentre gustavo entusiasta i vari manicaretti, il proprietario del locale mi portò una selezione di Sake in piccoli bicchieri che che riportarono alla mia mente i classici shot da grappa Italiani.

La mia amica mi disse ‘’questo è Sake Giapponese, provalo’’. Avevo riconosciuto il Sake, ma ancora non lo avevo mai bevuto! Incuriosito dalla novità, sfruttai l’occasione e decisi di accompagnare la mia cena con il Sake.
Un rapido sguardo alle sfumature, accompagnato da una lieve ‘’olfazione’’ accademica per scorgere qualche particolare sentore e subito dopo un piccolo sorso accompagnato dalla classica insufflazione, azioni prese in prestito dagli studi della sommelerie del vino. Da quel momento qualcosa in me cambiò. Ricordo che rimasi sbalordito e piacevolmente sorpreso: il cibo al palato era differente, lo percepivo più saporito, intenso, in bocca avevo un’esplosione di gusti che non avevo mai provato.
Al mio rientro in Italia, quella bevanda così diversa dal vino e così particolare, mi era rimasta talmente impressa nella mente da portarmi a prendere una decisione importante: diventare un professionista in grado di poter parlare di Sake. Complice la grande determinazione e l’euforia ancora viva del recente viaggio in Giappone, i risultati non tardarono ad arrivare e nel mese di novembre 2018, dopo aver seguito un corso e averne superato l’esame finale, mi comunicarono che ero diventato Sake Sommelier.
L'incontro con Firenze Sake e considerazioni sul sake.
Avevo un diploma, ma non sapevo con chi parlare di Sake, a chi spiegarlo, servirlo. In Italia, dove il vino è la tradizione principale, espressione di territorio e convivialità, la richiesta di Sake sommelier e le strutture della ristorazione pronte e aperte ad utilizzare questa bevanda erano ancora poche.
Tuttavia la mia voglia di mettermi in gioco nel mondo del Sake era tanta e la mia ricerca non avrebbe tardato ad arrivare ad una prima tappa fondamentale. Il destino volle che incontrai i proprietari giapponesi di un izakaya (il corrispettivo di una nostra trattoria) della piccola città marittima di Viareggio, dove venivano serviti Sake e piatti tradizionali Giapponesi.
Finalmente avevo la mia occasione per affinare le mie capacità! Anche se – lo devo ammettere – restava qualche incognita: come comprendere meglio quali erano i miei gusti? Quale Sake preferivo servire ai miei clienti? e a che temperatura? In risposta a tutto ciò venne in soccorso Firenze Sake che divenne il fornitore dell’Izakaya dove lavoravo. Il primo incontro con Giovanni Baldini avvenne durante una degustazione e presentazione di sake che tenne al Real collegio di Lucca. Fu poi una casualità incontrarlo di nuovo proprio nel piccolo locale Giapponese. Man mano che il tempo passava conoscevo meglio i piatti, i clienti e il Sake e proprio grazie al confronto con Giovanni Baldini volta per volta, sono riuscito a comprendere il mio rapporto con il Sake arrivando alle mie personali conclusioni.
Il Sake Giapponese è molto versatile in quanto agisce sul cibo incrementando o diminuendo permanenza e l’intensità del gusto di quest’ultimo al palato, questa sua peculiarità mi ha portato a comprendere che il Sake non si limita al tipo di cucina, nazionalità del piatto o modalità di preparazione, bensì ha un’anima libera pronta a dare qualcosa in ogni situazione a livello tecnico ed emozionale.
Prediligo la presentazione del nihon-shu in maniera tradizionale, ad ogni Sake il suo bicchiere e temperatura di servizio; non prediligo una tipologia di Sake in particolare, questo mi rende libero di consigliare e di bere ciò che meglio si abbina al piatto e al momento, infatti la componente conviviale che si forma attorno a questa bevanda è essenziale per fornire un’esperienza professionale e completa a chi si affida a me per bere Sake.





Il Sake nel mondo...un futuro limpido.
Se provo ad associare il Sake al futuro, direi che il nihonshu possa avere un futuro nelle realtà quotidiane come ristoranti, bar, anche in questo periodo difficile dettato da distanziamenti sociali e norme restrittive.
Ristoratori e bartenders ben potrebbero utilizzare il Sake come elemento di rilancio non solo abbinandolo al cibo o preparando qualche nuovo cocktails che contenga il fermentato giapponese, ma anche spiegandolo attraverso serate a tema. Il nihonshu diventerebbe un’occasione per innovare e avvicinarsi ad un mondo giovane e diversificare l’offerta ristorativa rispetto ai propri competitors. Concludo dicendo che il Sake in futuro sarà presente in molte attività ristorative e sarà un tipo di bevanda molto richiesta, dall’aperitivo al pasteggio, perciò non resta che guardare al futuro augurando a tutti un solenne kanpai!


Bio
Mi chiamo Aleandro Errico, sono nato nella splendida Lucca ed ho trenta anni, sono estroverso, energico ed ho una grandissima passione per il mio lavoro e per il Giappone in cui sogno di aprire un ristorante di cucina Italiana a Kyoto e far conoscere l’autentico cibo italiano nel paese del Sol levante. La mia carriera in campo ristorativo comincia nel 2017. Da quel momento, fino ad oggi, ho collaborato con ristoranti di diverso livello siti in Italia, Giappone ed Emirati Arabi. Le mie competenze: Wine e Sake Sommelier, Degustatore di olio di oliva, idro Sommelier, Restaurant Manager, vieni a trovarmi su Instagram: Aleandro_Wine_Errico.