SAKE, AMORE A PRIMA SVISTA...
Racconto
A cura di K. NAGANO
Parliamo del mio primo incontro con il sake. In realtà è stato un incidente.
Avevo poco più di un anno…probabilmente pensando che fosse qualcosa di delizioso, per sbaglio bevvi il sake nell’ ochoko (bicchierino piccolo da sake) che mio padre aveva lasciato sulla tavola.
…Oggi in Giappone la maggior parte delle famiglie ha il tavolo e sedie alti come in Occidente. Ma a quel tempo il tavolo da pranzo tradizionale era un tavolo basso quasi a terra e noi eravamo seduti appunto sul tatami (pavimento) e mangiavamo, quindi potevo arrivare facilmente alla tavola anche all’età di un anno. I miei genitori, a parte essere preoccupati, ricordano che ridevo molto!
All'università!
Al di là di quell’incidente, la mia prima memoria del sake appartiene al periodo in cui ero all’università.
Ero una studentessa giapponese abbastanza atipica. Quasi tutte le ragazze non bevevano alcolici, e il sake era sopratutto apprezzato dai ragazzi che qualche volta lo provavano quando uscivano insieme. Bevevo sake dopo la birra in un izakaya economico dove mi ritrovavo con gli amici, ma mi ricordo che all’inizio non lo trovavo particolarmente buono.
Le uniche cose che sapevo sul sake erano che si trattava di un fermentato a base di riso, non un distillato, e che quindi non si doveva mescolare con l’acqua e che si poteva bere freddo o caldo. Tuttavia, non capivo cosa ci fosse di attraente nel sake, non conoscevo i diversi tipi e le sue caratteristiche.
Penso che in quegli anni la maggioranza dei giovani non fossero interessati al sake. Al giorno d’oggi è cambiato il modo di pubblicizzare e commercializzare il sake, e non so bene che idea ne abbiano i giovani, ma a quel tempo penso che molti ragazzi avessero l’immagine del sake associato ai “nonni” e alle “cose vecchie di altri tempi”.
Il vero sake: un souvenir di Himeji.
Però quei giorni non durarono a lungo e finalmente arrivò l’incontro tra me e il vero sake, e fu amore.
A quel tempo mio padre si trovava nella città di Himeji per lavoro. È una città famosa per il suo bellissimo castello bianco, ma è anche uno dei posti dove producono un sake delizioso.
Quando bevvi un sorso di un souvenir da Himeji, il mondo cambiò. Dolce, fruttato, delicato e potente. Ero felice di poterlo bere. Che cosa buona!
A quel punto mi resi conto che il sake che avevo bevuto fino ad allora non era di buona qualità, e in più non era corretto il modo in cui veniva servito nei negozi dove gli studenti si ritrovavano più per fare rumore che per assaggiare il sake.

Una volta conosciuto il buon sake, l’ho consigliato agli amici e amiche che come me ancora non conoscevano il sake di qualità. Come giapponese, penso che sia davvero uno spreco non provarlo!
Nel frattempo, la mia conoscenza sul sake è aumentata e ho avuto più opportunità di assaggiarne vari e deliziosi.
Ogni volta che i miei amici (studenti fuori sede) tornavano alla loro città, mi portavano sake da regioni lontane da Kyoto che è la città dove vivo. Ad esempio da Niigata, Nagano e Miyagi, e lo bevevamo tutti insieme. Stando seduti sul pavimento in casa nel modo giapponese, passavamo la notte e vedevamo sorgere l’alba tra sake, spuntini e chiacchiere.
Questo è lo stile studentesco giapponese ma direi che anche alcuni adulti fanno lo stesso!

A proposito di regioni, ci sono sake tipici da ogni località, infatti in giapponese si dice jizake cioè sake tipico del posto.
Adesso si possono acquistare online o nei centri commerciali specializzati, ma a quel tempo le vendite su Internet erano limitate rispetto ad adesso, quindi anche se il Giappone è un piccolo paese insulare ricordo la gioia di assaporare il gusto naturale di regioni lontane.
Inoltre il sake è fortemente condizionato dalla qualità dell’acqua che contiene. Senza acqua buona, non si può preparare un delizioso sake. Perciò anche vivendo in città, attraverso il sake mi sembrava di vivere lo splendido scenario naturale del Giappone e sentire il rumore dell’acqua alla sorgente, una sensazione che provo ancora adesso.

Bio.
Kaoru Nagano.
Giapponese, nata nel 1985 e cresciuta a Kyoto. Dopo aver completato gli studi universitari in storia giapponese, mi sono dedicata a un altro tipo di studio che riguarda una mia grande passione: il sake. Ho seguito un percorso per diventare “Kikisake shi” cioè Sommelier di Sake, completato nel 2012. Mi sono appassionata per la prima volta al sake quando ho conosciuto quello autentico, prodotto in modo tradizionale e curato in ogni passaggio. Da quel momento ho cercato di conoscere sempre meglio il sake. Quando c’è la possibilità mi piace viaggiare, soprattutto all’interno del Giappone, di cui ho visitato tutte le prefetture eccetto una. Ogni volta che mi trovo in un posto nuovo, faccio visita a una cantina di sake di quella zona, approfittando per assaggiare nuovi sapori. Altre volte ho partecipato a fiere di sake dove si possono incontrare cantine che producono in modo tradizionale. Non solo si può gustare dell’ottimo sake, ma anche vivere l’atmosfera e sentirsi vicini alla cultura che circonda questo prodotto giapponese. Sto ancora imparando molto e mi piace scoprire ogni volta qualcosa di nuovo. Per questo mi sto anche interessando al mondo di altri prodotti fermentati, come il koji, miso, shoyu (salsa di soia).