Primo appuntamento… con il sake.
Approfondimento
A cura di M. Masini

Nel dicembre 2011, dopo una lezione di giapponese, con sensei e compagni abbiamo fatto rotta verso un ristorante della zona, per continuare, a cena, un’educazione culturale iniziata “sui banchi di scuola”. Chi ha scelto acqua, chi ha deciso di cimentarsi in un tutto pasto a base di tè verde (sconosciuto ai più), chi si è divertito a provare una birra tipica. Mentre io, un po’ come a un primo appuntamento, sono rimasta aperta davanti alle rivelazioni del mio interlocutore, la cucina giapponese, lasciandomi sedurre dalle sue particolarità. “Mi scusi, è possibile pasteggiare con il sake?”, ho chiesto, più che altro perché spesso – per non dire sempre…- lo avevo visto servire a fine pasto. Nessuna obiezione, nessuna domanda su mie precedenti esperienze da parte del cameriere. Mi è stato chiesto solo se lo gradissi freddo o caldo, e visto che eravamo in inverno, l’ho preferito caldo. Ed è così che mi sono lanciata ad esplorare da quell’insolita bevanda alcolica, che in occasioni precedenti avevo visto passare servita in folkloristiche bottigliette in ceramica.
L’esperienza generale fu positiva, e fornì un interessante spunto di conversazione con il mio insegnante, incuriosito da questa mia scelta così inusuale: “Gli italiani conoscono il sake? Sanno come si beve?”…
Nel corso degli anni ho poi capito cosa volesse dire. Quell’esperienza è stata un qualcosa di tipico e comune a tanti italiani e occidentali che poi il sake non lo hanno mai conosciuto davvero… Anche io non ho coltivato subito un reale interesse per questa bevanda, l’ho assorbita nel mix di nozioni relative a una cultura che amo ma che, in fondo, stavo continuando a conoscere e scoprire, anno dopo anno finché…

...e poi finalmente, Giappone!
Nel 2018 mi è stata offerta la possibilità di andare in Giappone. Sarebbe stata la mia prima volta, e avrei accompagnato mia zia in un viaggio di lavoro nelle città di Seul (Corea del Sud) e Osaka (Giappone). Ed è proprio a Osaka che avrei incontrato ancora una volta, stavolta sul suo territorio, il sake. Eravamo ospiti a cena di un importante cliente di mia zia, e assieme alla sua assistente e allo staff, abbiamo mangiato shabu shabu (un’enorme pentola di ottimo brodo, in cui si cuociono tagli di carne e verdure) e yakiniku (carne alla piastra).

Ricordavo molto poco di giapponese, solo qualche parola ed espressione, ma ad ogni “sugoi” o “subarashii”, vedevo gli occhi dei miei commensali illuminarsi (o forse era l’alcool già ingerito? Chissà). Tra un piatto e l’altro, tra una bottiglia di vino e l’altra, arriva poi la fatidica domanda “osake ga nomitai desu ka?” (vuoi bere del sake?). Tralasciando la spavalderia occidentale della mia risposta (in inglese, tradotta, forse mediata, dall’assistente), “Solo se lo bevete assieme a me!” Ed è così che è iniziato un meraviglioso tour nel mondo del sake (più secco, più fruttato, caldo, freddo, in calice, nell’ochoko). Lì mi sono innamorata, lì ho capito quanto il sake fosse parte fondamentale e integrante della cultura tradizionale del Giappone.
Dal Giappone a Firenze Sake…
Tornata a Firenze, ho cercato un modo per approfondire la conoscenza sul sake. Durante una rassegna di cinema giapponese del 2019, partecipando a un seminario con degustazione, ho conosciuto Giovanni Baldini e il suo progetto Firenze Sake. Da quel momento ci saremmo poi ritrovati in tante altre occasioni (fiere, presentazioni ed eventi cittadini) dove ho potuto scoprire nuovi gusti del sake.
È stato durante una delle degustazioni organizzate da Giovanni che ho appreso l’insolito, ma decisamente azzeccato, connubio possibile tra sake e pizza. Ed ecco che si mostrava, cortese, un altro sbocco di questo vasto universo: il sake non si limitava agli abbinamenti con la cucina giapponese, ma si apriva al gioco di combinazioni e sperimentazioni con la nostra cucina, e addirittura con un piatto così tipico come la pizza.
Grazie a tutti questi incontri, ho appreso nozioni e curiosità che mi hanno definitivamente aperto uno spiraglio sul mondo del sake.

Partecipando a fiere, eventi, degustazioni, rassegne di cinema, ho continuato a imbattermi in questo fermentato di riso, scoprendone ogni volta nuovi stili, gusti e aromi. E’ grazie a tutte queste situazioni diverse che mi sono resa conto che anche nel sake c’è un universo infinito da scoprire.
Questa sua natura così poliedrica rende il sake un prodotto in continua evoluzione. Nasce da una tradizione secolare, da ingredienti semplici ed essenziali, ma nella sua varietà di gusti, si nasconde, celato, il suo desiderio di combinarsi con i sapori del mondo. Penso valga la pena investire sulla conoscenza di questo fermentato straordinario, che dialoga perfettamente con pietanze raffinate o ricette più semplici e popolari. A voi la scelta.


Bio.
Nata e cresciuta a Firenze, amo fin da bambina il Giappone e la sua magnetica cultura. Sono appassionata di lingue straniere, letteratura, musica e fotografia. Ho collaborato con diverse realtà giapponesi nella mia città, cercando di imparare quanto più possibile da ogni persona incontrata durante queste esperienze. Quando sono arrivata in Giappone per la prima volta, mi sono sentita finalmente a casa.
Da allora, aspettando l’occasione giusta per tornare, cerco di migliorare e approfondire, giorno dopo giorno, la conoscenza di quanti più aspetti possibili di questo straordinario paese.