Racconto
A cura di G. PASSIONE
UNA SERA A CENA CON IL SAKE...
La prima volta che mi fu offerto il sake ero ad una cena da amici appena ritornati dal loro viaggio di nozze in Giappone. Ricordo che rimasi sorpreso di questa bevanda soprattutto per la sua bassa acidità e la sua morbidezza. Fin dai primi sorsi, in bocca, al palato, il sake non impegnava tutte le mie papille gustative e non mi dava quel senso di legnosa complessità e non mi urtava con quella pienezza acida che si può ritrovare in alcuni vini rossi.
La prima idea che me ne sono fatto mi portò sì ad assimilare il sake ad un vino, magari bianco eppure meno aspro e spigoloso, più calmo e morbido. Anche il mio stomaco provò un certo sollievo nel dopo cena, durante la digestione, non dovendo essere impegnato nelle ore notturne a smaltire la parte vinosa in generosi reflussi. Da quell’esperienza ho voluto approfondire e provare diversi sake che mi hanno aperto ad un mondo sconosciuto e inaspettato. Scoprire, per esempio, che ci sono sake fruttati e sake più secchi è stato il passo successivo

Il sake: facile da abbinare.
E che dire degli abbinamenti? Per carità non sono uno chef, piuttosto mi definirei una persona a cui piace cucinare. Ebbene anche in questo caso il sake mi è sembrato fin dall’inizio facile da gestire sia in cucina che negli abbinamenti. Mi sono guardato attorno e ho visto che la soluzione era a portata di mano. Sulla base di quel poco che sapevo di cucina giapponese, è stato facile pensare di abbinare il sake con il pesce del nostro amato mare mediterraneo. Nelle prime cene dove ho proposto il sake ai miei invitati, alcuni hanno apprezzato altri hanno storto il naso più per l’idea in sè di abbinare il sake con qualcos’altro di diverso al sushi e al pesce crudo. Poi però il gusto del sake non dico che li ha fatti cambiare idea al 100% per carità..ma al 70% direi di sì! D’altronde la prima volta o è amore a prima vista, altrimenti serve a conoscersi e a prendere le misure…

Accostare un sake leggermente secco ad un pesce arrosto con patate piuttosto che un sake leggermente fruttato ad una sogliola o sgombro marinato in agrumi potrebbe suonare oltraggioso della tradizione ad alcuni. Ed invece, se scelto il sake giusto e con la consapevolezza che la tradizione è uno scrigno da dove attingere per trovare una soluzione contemporanea, ebbene il sake è senz’altro una opzione da valutare. Certo ben si comprende che ci sono persone che sono naturalmente più aperte a nuove esperienze e nuovi gusti, mentre altre preferiscono porsi dei limiti rassicuranti arroccandosi in concezioni un po’ retrò.

D’altro canto e allo stesso modo a voi è successo quando avete bevuto per la prima volta il vino. Forse è passato un po’ di tempo, eppure vorrei sapere chi non ha storto il naso al primo – e dico proprio al primo – sorso di vino rosso? Ecco anche il sake va capito e all’inizio gli si deve dare la giusta attenzione. Eppure il sake gode di un vantaggio: fondando la sua forza sulle delicatezze e sulle note leggere e qualche volta fruttate, un buon sake è facile da bere e da digerire ( significa niente hang over..). Sarà per questa ragione che il pubblico femminile da sempre apprezza il sake. Purtroppo là fuori ancora esistono persone che pensano che il sake sia una grappa e che quindi si portano dietro un bagaglio psicologico che frena e ostacola una esperienza sana e genuina del sake. E che dire di quelli che pensano che il sake vada bevuto caldo? Come se da noi il vino rosso fosse tutto vin brûlé…
Il sake si apprezza a tavola per i facili abbinamenti con formaggi, carni bianche o pesci che abbiamo anche noi in Italia. Il sake fa piacere dopo il pasto allorchè stomaco e apparato digerente ringrazieranno per la bassa acidità, per l’essere (i sake con denominazione “Junmai”, ndr) gluten free e per la facilità di essere metabolizzato. Ma è durante il pasto che l’avere una bottiglia di sake a tavola dà un tocco di classe e di originalità agli argomenti di cui parlare. Mi spiego.
Il sake crea quell’atmosfera che porta al dialogo: a tavola il sake ti fa parlare dei viaggi passati o di quelli che si faranno; la bottiglia di sake con il suo design parla della cultura giapponese; gli abbinamenti parlano la lingua della globalizzazione.
E’ vero che il sake se lo mettete a tavola per la prima volta avrà bisogno di un minimo di introduzione da parte del padrone di casa essendo una sua scelta di stile: fa parte dell’opportunità che offre il sake a tavola. Quale migliore occasione! Affilate le vostre capacità di story telling!
Fate attenzione che il sake una volta compreso nelle sue doti e potenzialità vi offrirà molti spunti interessanti e le successive volte saranno i vostri amici a richiedervelo.


