REPORTER SAKE: Racconto a cura di G. CIOFINI

SAKE: RICORDI E LEGAMI SENTIMENTALI.

Racconto

A cura di G. Ciofini

Tutto ebbe inizio...

L’inizio della mia storia con il nihonshu coincide con l’anno di fondazione di Firenze Sake: casualità o segno del destino?

Correva l’autunno del 2014 e mi trovavo a Tokyo da pochi mesi, e, sebbene non fosse la prima esperienza in Giappone, non avevo mai assaggiato il sake: un crimine inconfessabile! A indirizzarmi sulla retta via ci pensò un caro amico giapponese, colto ed amante del bere e mangiar bene. Fu lui che in occasione di una rimpatriata con i suoi colleghi mi invitò a cena in un ristorante di Akasaka, quartiere di Tokyo abbastanza lussuoso.

Appena entrata nel ristorante, mi fu detto che sarebbe stata una serata piuttosto importante per il locale: ad un tavolo vicino al nostro si sarebbe seduto il CEO di un brand di sake molto famoso e in voga anche fuori dal Giappone. Nel menù si trovava una accurata selezione di sake eccellenti e con qualche rarità introvabile. Tutto questo mi suggerii che il locale dove ci trovavamo, faceva dell’ampia e curata selezione di sake un suo punto di forza. Immaginatevi un gruppo di distinti salarymen di mezza età, che a turno mi illustravano con entusiasmo le caratteristiche dei diversi nihonshu proposti in abbinamento alla cena – a base non solo di sushi e sashimi, ma anche di verdure fresche, frittura e bollito di carne – e mi invitavano a degustarli, un bicchiere dopo l’altro.

Un inizio decisamente folkloristico, no?!

L'incontro con il sake in Italia...

Conclusa l’esperienza giapponese e tornata in patria, a causa delle scarse – se non totalmente assenti – possibilità di reperire del buon sake in Italia, non mi rimaneva che compensarne la mancanza a sorsi di prosecco e ombre veneziane. L’incontro con Firenze Sake nel 2017 rappresentò quindi l’occasione che stavo aspettando non solo per ricominciare finalmente a berne (di “buono come in Giappone”!), ma anche per realizzare la mia personale missione di promuovere aspetti della cultura del Sol Levante ancora poco conosciuti.

Il cuore pensante che palpita con Firenze Sake è, ovviamente, Giovanni Baldini. Difficile, una volta conosciuto il suo approccio, non sposarne la visione e condividerne la passione.

Giovanni, oltre ad essere un esperto e competente divulgatore, nonché educatore del sake in Italia, è prima di tutto innamorato del proprio progetto. Il suo entusiasmo è stato fondamentale per arricchire le mie competenze in materia e far nascere in me la voglia di condividerle con amici, parenti e chiunque desiderasse saperne di più.

Il primo amore non si scorda mai.

Non c’è un nihonshu che non vi raccomanderei nella selezione esclusiva di Firenze Sake, ma il primo amore lo ricordo come fosse ieri: il Nama della Sekiya Brewery. Dolce, fresco, beverino, impossibile resistere al colpo di fulmine. Ne acquistai una bottiglia immediatamente dopo il primo assaggio e lo proposi, euforica, ad una cena in famiglia: non arrivò oltre la seconda portata. Nel giro di poco tempo, zii, cugini, suoceri e perfino i nonni (a cui non dispiace accompagnare la pasta fatta in casa con l’Akitora Junmai di Armitsu) furono contagiati dalla sake-mania. Da quel giorno, ogni volta che si presenta l’occasione per sperimentare in cucina, festeggiare una ricorrenza o semplicemente godere insieme della buona tavola, il sake è un ospite ricorrente a casa nostra.

Sake Tasting: il piacere di degustare il sake in Italia

Una bevanda da degustare per il puro piacere di farlo, meglio se in compagnia, e capace di esaltare i sapori della cucina nostrana: questi i due valori che, nel mio piccolo, ho sempre cercato di trasmettere al nostro pubblico. Gli eventi e i tasting a cui ho partecipato con Giovanni sono tra i ricordi più felici della mia intera esperienza lavorativa: il sake unisce e crea armonia, non solo perché, a suon di brindisi, aiuta a rompere il ghiaccio e a creare convivialità. Il merito del suo successo va soprattutto alla curiosità di coloro che, superato l’iniziale scetticismo, vi si avvicinano con interesse e genuina voglia di imparare, disposti anche ad essere smentiti nei propri pregiudizi (da “è un distillato” a “si beve solo caldo e nei bicchierini”, la lista di misunderstandings è lunga). Il commento più ricorrente, e che riassume la mia soddisfazione nello svolgere questo lavoro, è: “Complimenti! Davvero molto bello quello che fate!”.

Questa frase assume un significato ancora più forte quando penso che il mondo del sake è fatto soprattutto di persone: persone che conoscono il significato del duro lavoro. La dimensione familiare ed artigianale delle cantine io non l’ho vissuta direttamente sul campo, ma ne ho avuto un assaggio al Vinitaly 2019. In quell’anno FirenzeSake ha deciso di partecipare con uno stand alla presenza di quattro produttori giapponesi venuti per testimoniare e promuovere il loro lavoro. E’ stata una esperienza intensa e molto energizzante che ci ha visto impegnati fianco a fianco con i produttori a fronteggiare l’autentico entusiasmo che il sake sollevava nel pubblico presente. Al termine della fiera, i quattro produttori che per 3 giorni ci avevano affiancati, prestandosi con pazienza, gentilezza e umiltà a soddisfare tutte le domande e richieste del pubblico, erano diventati per me una specie di accogliente famiglia.

Firenze Sake product - houraisen jukusei nama sake wa

Anni fa ho ricevuto in regalo una coppia di eleganti shōfukubai (“bicchierini della fortuna”) a forma di Monte Fuji: è con questi bicchieri e con il Junmai Daiginjo della Yoshida shuzō, la cantina del “drago bianco”, che io e mio marito abbiamo brindato all’inizio della nostra vita insieme. Il mio legame sentimentale con il sake è fatto di stima, gratitudine ed amicizia, ed è per questo che l’ho fortemente voluto anche il giorno del mio matrimonio. Il nihonshu ha sempre avuto in sé la stessa dignità e raffinatezza di un Brunello di Montalcino: a Giovanni Baldini va il merito di aver fatto sì che questo fosse riconosciuto anche in Italia.

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Giulia Ciofini

Fiorentina di nascita e veneziana di adozione, coltivo da sempre una smisurata passione per il Giappone e la sua cultura. Mi interesso in particolare di arte e fotografia. Ho studiato e lavorato alcuni anni tra Tokyo e Fukuoka, facendo tesoro di esperienze di vita nipponica oltre ogni luogo comune. Laureata magistrale in lingua e cultura giapponese all’Università Ca’ Foscari di Venezia, mi sono occupata, tra le altre cose, anche di turismo giapponese in Italia. Adesso abito in New Jersey, USA, ma per me il Giappone è sempre casa.
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