SAKE NON FA RIMA CON CAFFE’…

Ovvero lo stato dell'arte della conoscenza sul sake giapponese.

Approfondimento

A cura di G. Passione

Per carità che il sake non lo si conosca, non mi stupisce..ma che addirittura lo si confonda e lo si osteggi a favore di una personale presa di posizione fondata su un mera presunzione o sulla base di un’unica esperienza…bè insomma, parliamone… Che le mistificazioni a cui viene sottoposto il sake siano il sintomo di un carattere poco attraente dell’essere umano?

Ci risiamo.

Reduce da un’altra cena elegantemente fornita al pari di nobili menti e fini portate, non posso che concludere che il riduzionismo che si manifesta anche nelle forme dell’ignoranza più intransigente e della presunzione più ottusa, ha portato l’umanità sull’orlo di una crisi mai vista fino ad oggi. Anche a tavola. E anche a cena tra persone adulte. E’ il covid culturale. Porta a soffocare ogni stimolo di curiosità a favore di che cosa?..non si sa..il famoso cui prodest? è destinato a rimanere senza risposta…

SAKE: CERCA SU GOOGLE.

Va bene che sulla via del terzo millennio ci sia ancora qualcuno che invece di chiedere, presume di sapere.

Va bene anche che oggi internet offra molte possibilità di informarsi (e di salvare la faccia?), prima di parlare. Al che il vecchio detto “Conta fino a tre” prima di parlare, potrebbe traslarsi in “Cerca su google” prima di affermare alcunché.

E va bene, infine, che Popper dovrebbe aver insegnato qualcosa ed oramai essere stato assimilato in ogni ordine e grado di evoluzione mentale.

Temo sia oramai un tratto caratteristico dell’essere umano: assumere l’ignoranza a scibile. 

Si assiste pacifici al diffondersi di un vero e proprio metodo del non sapere, autentiche tecniche di dissuasione fondate sullo zero cognitivo. Se ancora non vi fosse capitato tra le mani vi consiglio un pilastro, più che un libro, di Carlo M. Cipolla “Allegro ma non troppo”.

SAKE GIAPPONESE: UNO NON BASTA.

Ma andiamo avanti…e torniamo alla cena di amici galanti e nobili condottieri di ogni rango e sesso.

Arrivo alla cena con un buon  junmai daiginjo e, come al solito si fa in queste occasioni, armato di tanta, tanta  – credetemi – tanta pazienza e savoir fair.

Oramai so bene che se qualcuno porta uno dei migliori nihonshu sulla piazza non si possa aspettare di essere accolto come se avesse portato dello champagne (anche se poi a valore e per tradizione vincerebbe il sake sullo champagne).

E a questo sono abituato.

Lo so benissimo che il Junmai Daiginjo fino a che non lo si degusta e non lo si lascia danzare freddo tra la lingua e il palato tanto da farti sentire una piacevole e vellutata freschezza …bè insomma fino a che non lo si prova, è improbabile trovare qualcuno in Italia che lo conosca per quella bevanda fine che è: delicato, elegante e, a volte, barocco tanto da farti venire l’acquolina in bocca alla semplice vista di una bottiglia.

Così come so già che la maggior parte degli ospiti si stupirà alla degustazione e mi chiederà che cosa mai sia questo nihonshu. 

E allora di cosa stiamo parlando?

Semplice: mal sopporto che ci sia qualcuno in giro che ancora serpeggia con sentenze sul sake – che poi si chiama nihonshu – senza neppure essersi provato ad assaggiarlo o per partito preso. E questo è un fatto diffuso.

Vi cedo un consiglio spassionato: sarebbe meglio tacere piuttosto che affermare che “Il sake non mi piace perché è forte come la grappa: io l’ho provato il sake caldo dopo il caffè in quell All you can eat…”

Che poi può succedere che ci sia tra gli invitati qualche galantuomo – ed io mi reputo tale – che provi a costruire un ragionamento con alcune semplici domande: “Ah, hai assaggiato il sake? Caldo? E lo hai mai assaggiato freddo? E quanti ne hai assaggiati? Uno solo o svariati prima di decidere che tutti i sake non ti piacciano? Lo sai quanti sake ci sono?”

E se non vi scrivo qui le fantasiose risposte sul sake – che hanno in comune la sicurezza spavalda con cui vengono date – è solo per rispetto di chi le ha date. E’ uno di quei rari casi in cui non si cita né il peccato né il peccatore: pena il cadere noi stessi in un peccato, per giunta, capitale. 

Più che un vicolo – vista l’ampiezza – direi che è un viale cieco.

IL SAKE E' UN FERMENTATO OTTENUTO DA RISO RAFFINATO.

E il bello è che se sul sake dimostrano una ignoranza comprensibile e persino perdonabile, in realtà è con la loro ferrea presa di posizione  che tali individui dimostrano una inclinazione umana poco invidiabile. Quasi volessero sottolineare la loro superficialità.

Si badi bene, il fatto che si tratti qui di sake non esclude che un tale atteggiamento gli stessi individui lo abbiano nei confronti di altri e ben più importanti principi.

E allora meno male che c’è il nihonshu: funziona meglio di una cartina di tornasole per descrivere il carattere umano, sopratutto quando uno non lo beve: provinciale, incline al mantenimento dello status quo, chiuso alle novità, claustrofobico, gretto, nazionalista, esterofobico, sovranista, bigotto, sono solo alcuni tratti dell’identikit delle cozze aggrappate allo scoglio dell’ignoranza.

Meglio così!

In fondo è meglio così…Che se poi lo provate, il nihonshu, e ne trovate un tipo che vi piace…vi porterebbe a far pace con il mondo e vi metterebbe di buon umore…

Meglio che ne stiate alla larga dal sake, non so se il mondo è pronto a perdonare un impenitente cultore dell’ignoranza…e fatevi più in là.

Lasciateci il buon umore e l’allegria della nostra compagnia: che se poi si scoprisse che allegria e la buona compagnia si possano consumare ed estinguere..bè allora non s’abbiano a consumare troppo veloci… per la condivisione con chi non se le merita!

 Kanpai! 

P.s.

Quanto è buono il junmai daiginjo!

Bio.

Giacomo Passione. Giurista, classe ’69, appassionato viticultore, anzi come lui stesso ama definirsi “vita-cultore”: “Della Vita, con la V maiuscola, mi piace tutto e di tutto sono curioso e metodico studioso e osservatore”. Una vita professionale passata tra le aule dei tribunali toscani a patrocinare le cause del quotidiano vivere sociale, nel 2015 incontra quasi per caso il sake giapponese e se ne innamora in un batter d’occhio. Viaggiatore esperto, abile oratore e cuoco casalingo organizza cene e banchetti con i suoi amici togati dove non perde l’occasione per condividere perle di saggezza orientale e di cultura internazionale, coniugando l’empirismo della degustazione con la narrazione di storie incredibili e mirabolanti.

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